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Il Tempo - Venerdì 15 Ottobre 2010 - Cronaca di Roma - 37Al Museo Crocetti l'artista con l'ossessione della prospettivaNatura e figura umana come non si fanno piùMaestro Goffredo Godi, il novantenne col cavallettodi LIDIA LOMBARDI |
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C'è un motivo preciso per andare a gustarsi l'antologica di Goffredo Godi, allestita al Museo Crocetti. Una ragione che trascende la piacevolezza dei suoi quadri, paesaggi dilatati come le rovine dei Fori romani o la valle del Vesuvio o una marina di Ischia. La ragione sta nel fatto che Godi è uno degli ultimi maestri che usa i canoni; le regole della pittura. Nei panorami insegue i lacci della prospettiva, che non è tiranna ma consente un'interpretazione filosofica delle cose. Nelle figure umane applica con finezza gli studi di anatomia, quelli che erano l'abc di ogni artista. Anche, nel Novecento, di quanti facevano opere astratte, o informali. Ma che è diventata peggio che un'optional in questo secolo, nel quale sono tanti, forse i più, a fare arte con foto, video, perfomances, happening. E anche quando dipingono inseguono altri input, oltre e senza regole.
Godi, nato nella provincia salernitana nel 1920 (e infatti questa mostra è un omaggio alla saggezza dei suoi 90 anni), seguì passo passo i gradini della formazione. Studio all'Accademia di Belle Arti, allievo di un grande quale Emilio Notte. E frequentò un'altra significativa scuola, quella dell'incisione su corallo di Torre del Greco. A Roma anch'egli ha insegnato, all'accademia artistica. Alternando continuamente il magistero con la pittura, un esercizio cocciuto e quotidiano che inghiottì anche le giornate disperate in un lager nazista.
Natura e figure, ecco dove va sempre a finire il pennello di Godi, estasiato dal vero. Ma sarebbe un grossolano errore interpretare i suoi dipinti come copia della realtà. I guizzi, gli scarti del colore - certe geometrie che sparigliano la spiaggia della «sua» Torvaianica o gli alberi dei parchi capitolini, da Villa Borghese ai Giardini del Quirinale ma anche i filari di alberi in mezzo ai palazzi della periferia romana - scavano a trovare le leggi della materia, i misteri di una logica che chissà se mai riusciremo a carpire.
Anche la prospettiva è un ordine superiore che allude ad altro. Godi - che se ne va ancora in giro a dipingere, sul greto del Tevere o tra le rovine antiche - anche all'interno della sua abitazione allestisce «macchine» di fili e fulcri da matematico. L'altro tema è il corpo: madri con i bambini in braccio, ritratti, donne che ballano in un'improvvisata festa sul piazzale del Pincio. E vedi quanto la precisione anatomica sa rilanciare l'emozione del tratto.
«Godi èun angelo», ha detto Armando De Stefano, anch'egli pittore. «Godi è un angelo con gli studi» , scrive Gino Agnese, presidente della Quadriennale di Roma, nel catalogo alla mostra. Guardate l'autoritratto: la faccia ombreggiata dal cappelluccio, appena piegata sulla destra, dice di un uomo timido e affettuoso. Le linee che indagano le rughe, lo scavo delle guance dicono dell'intellettuale.
La strada del PincioUno dei dipinti di Godi in mostra al Museo Venanzo Crocetti (via Cassia 492) fino al 20 ottobreVedute romaneIl Pincio, Villa Borghese la periferia, Torvaianica scavando nella materia |
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Gino Agnese
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