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  Procida: Tetto sul mare - 60x40 - 2004
  Procida: Tetto sul mare - 60x40 - 2004

Non ci si deve fermare all'apparenza iconografica del paesaggio, per Goffredo Godi. In tempi di arte e arti digitali, installazioni ormai vetuste e arti performative che canalizzano masse di persone in un'unica opera, Goffredo Godi è uno dei pochi che ancora si mette davanti al cavalletto e davanti alla tela, e dialoga con gli elementi del paesaggio alla pari, in uno scambio che è anche a volte scontro, e tuttavia sempre costruttivo di nuove forme. Le 'masse' che egli muove sono infatti la moltitudine dei segni, distribuiti e calibrati secondo un ordine che il pittore sceglie e trova nel paesaggio. Segni stilizzati dove colore, odore, luce, significato, parola e pensiero, sintetizzati da ciò che egli vede, vibrano vitali, animando, di segno in segno, il ritmo spezzato della composizione, attraversata da lunghe linee prospettiche o incredibili curvature del primo piano.

 
Stelle di Natale - 60x40 - 2004  
Stelle di Natale - 60x40 - 2004  

In ascolto, dunque, come davanti a un'orchestra, Godi sente e riporta suoni visivi in pittura, restituendoci quel piacere che egli stesso prova a contatto con la natura e nel dipingerne le misteriose armonie. Composizione ed equilibrio formale, quindi, servono all'autore «per dire che la natura esiste e dà sensazioni belle» , dimostrando altresì che tramite la ricerca e il processo creativo anche il tradizionale 'brutto' può diventare 'bello'.
Chissà cosa intende Godi per «bello» , se non forse una realtà fruibile dall'animo in quanto costruita con una struttura lirica e formale in grado di cantare quel messaggio da lui intuitivamente colto e sintonizzato sulla propria interiore armonia.

 
Cap-d'Antibes - 60x40 - 2005  
Cap-d'Antibes - 60x40 - 2005  

Nel domestico, quotidiano, metodico e appassionato confronto con il proprio lavoro, infatti, il pittore spalanca in realtà una grande finestra tra noi e il mondo, una finestra aperta grazie alla sua serena e felice disposizione d'animo, e nell'affrontare da solo, con caparbia tenacia, i problemi intrinseci alla resa pittorica, alla resa di forme, atmosfere e incastri generati visti e scelti nel paesaggio stesso. Un paesaggio che per lui è una melodia suonata sulle onde del vento, sul calore del sole, sui rumori attutiti e lontani che gli pervengono mentre dipinge Antibes, Procida, Tor Vaianica - luogo delle annuali vacanze estive. Godi è un innamorato del paesaggio, fiaba continua narrata di quadro in quadro, dalle tele emblematicamente quasi sempre delle medesime proporzioni,1 dove si fondono racconto visivo e sintesi formale.

 
  Antibes: Castello Grimaldi - 60x40 - 2005
  Antibes: Castello Grimaldi - 60x40 - 2005

Ed è proprio la rappresentazione di quella musica interiore, di un'eco emotiva ormai raffinata nei colori e nella luce, in parallelo e al di là della riconoscibilità della figurazione, che emerge il doppio livello di lettura2 delle opere: le sue si potrebbero definire anche «paesaggi della memoria» , dove memoria tuttavia sta per altra vita, quella del quadro e del pensiero dell'autore, sorprendentemente colta e rivelata all'improvviso intravedendo in scorcio la superficie della tela, compattata nei colori e nei segni e mossa da una nuova, inusitata coerenza formale tra particolare e insieme.

 
Cagnes sur mer - 60x40 - 2005  
Cagnes sur mer - 60x40 - 2005  

È allora la luce il cardine primario della ricerca dell'autore. Medium emotivo ed espressivo, è una luce calda, morbida, seppure bianca, attraverso la quale egli coglie la delicatezza di sfumature cromatiche, quasi calcinate nelle stesure eppure brillanti ad olio. Nel mutare della luce - Godi dipinge quasi sempre dal vero - cambiano le tonalità riportate sul quadro. Perciò fin dai precoci inizi - comincia a dipingere a tredici anni - parte intuitivamente dall'approccio impressionista e cézanniano di visione e acquisizione della realtà, utilizzando l'impressione retinica della luce per determinare macchie e colori. Eppure, mentre per gli Impressionisti la figura si ricompone dalle taches, per Godi invece si assiste ad un necessario, ulteriore scatto in avanti, in quanto con l'impressione cromatico-luminosa e le forme riassunte dal paesaggio secondo il processo di astrazione sperimentato con il Futurismo, con Emilio Notte e poi durante gli anni Settanta, egli tende in realtà a 'scrivere' quasi bidimensionalmente sulla tela, restituendoci, pure sotto l'aspetto fisico della stesura, l'impressione di quel doppio livello di lettura tra figurazione evocativa e 'scrittura' dipinta.

 
  Nizza: La Promenade des Anglais - 60x40 - 2005
  Nizza: La Promenade des Anglais - 60x40 - 2005

Sono segni visuali, spezzati e angolati, non lettere alfabetiche misteriose, beninteso, privati, al contrario di altri autori e pure dei futuristi, dell'inclinazione e dello scorcio volumetrico dal quale sono stati desunti; perciò segni puri. E se inoltre Godi talvolta non scrive bensì descrive la scena (l'agave sotto la casa in Dune di Tor Vaianica3), talaltra invece quella scrittura cromatica gli serve proprio come strumento di indagine e scavo nella realtà medesima (Il porto di Nizza), alla ricerca di quelle recondite linee-guida che parlano alla sua memoria emotiva e storica, tentando una realtà altra, da lui appunto interpretata e scoperta.

 
Torvajanica: Pescherecci - 60x40 - 2005  
Torvajanica: Pescherecci - 60x40 - 2005  

È una questione di linguaggio, infine, quella di Godi, che gli consente di affrontare perciò ogni tema, dalle marine agli interni con figure, dalle nature morte ai paesaggi di Roma e dal Foro Romano a Villa Borghese e ai palazzoni del Tiburtino-Colli Aniene, dove il Nostro vive, e dove attualmente vive anche chi scrive, confermando per esperienza diretta l'aurea trasformazione che Godi è in grado di attuare sul soggetto, trovando e narrando la poesia dovunque si trovi.

 
Procida: La Chiaiolella - 60x40 - 2005  
Procida: La Chiaiolella - 60x40 - 2005  

E nel linguaggio inoltre risiede la differenza con alcuni pittori contemporanei che trattano i medesimi soggetti, come ad esempio Gaetano Pallozzi, che come Godi rappresenta scene di vita quotidiana al mare, ma con un intento sociale e psicologico e un iconismo realista volutamente esasperato e da rotocalco anni Cinquanta-Sessanta4; o i paesaggi urbani di Giovanni Arcangeli, metafisici nella loro attonita nitidezza timbrica, o quelli della più giovane Alessandra Giovannoni, atmosferici e pastosi tentativi di approccio con una realtà solamente raccontabile, dove protagonista rimane solo la materia. Antecedente illustre e forse più pertinente Carlo Quaglia, poeta del paesaggio romano eppure, anch'egli, sostanzialmente differente nelle impostazioni, nella deformazione cioè espressionista della pennellata e delle stesure.

 
Procida: Veduta da via Faro - 60x40 - 2005  
Procida: Veduta da via Faro - 60x40 - 2005  

E se insomma per Montale il sensibile Girasole era impazzito di luce, proprio per la luce si vede Godi affrettarsi ogni giorno alla postazione di lavoro, accorrendo come dall'amata, per proseguire quel dialogo d'amorosi sensi, appunto, che permette a questo «petit maître» (C. Barbieri5) e - aggiungiamo noi - piccolo poeta, di parlare con serena fermezza attraverso la forza delle forme e dei colori, quei colori alla prima istanza apparsi satinati, opachi, velati dal pulviscolo sospeso nell'aria di giornate assopite o assorte in un lirico silenzio.
In questi tempi di spasmodiche ricerche di segni arcani che possano aiutare a trovare il segreto dell'esistenza, nel disorientamento del nostro tempo, Godi ci dà la sua ricetta, riportandoci alla quotidiana felicità dell'essere e del fare.

Laura Turco Liveri

 
 
 
Chiatta a Procida - 60x40 - 2004
Chiatta a Procida - 60x40 - 2004
 
Torvajanica: Rio Torto - 60x40 - 2004
Torvajanica: Rio Torto - 60x40 - 2004
 
Roma: Terrazza del Pincio - 60x40 - 2005
Roma: Terrazza del Pincio - 60x40 - 2005
 
Roma: Piazza del Popolo - 60x40 - 2005
Roma: Piazza del Popolo - 60x40 - 2005
 
Antibes: Fort Carré - 60x40 - 2005
Antibes: Fort Carré - 60x40 - 2005
 
Vieux Antibes - 60x40 - 2005
Vieux Antibes - 60x40 - 2005
 
Il Porto di Nizza - 60x40 - 2005
Il Porto di Nizza - 60x40 - 2005
 
Mentone: Il Porto - 60x40 - 2005
Mentone: Il Porto - 60x40 - 2005
 
Torvajanica: Agavi - 60x40 - 2005
Torvajanica: Agavi - 60x40 - 2005
 
Dune di Torvajanica - 60x40 - 2005
Dune di Torvajanica - 60x40 - 2005
 
Procida: Punta del Pioppeto - 60x40 - 2005
Procida: Punta del Pioppeto - 60x40 - 2005
 
Natura Morta
Procida: Punta dei Monaci - 60x40 - 2005
 
1 40x40 cm, come anche la cassetta portatile dell’occorrente per dipingere en plein air è conformata su questa misura.
2 di cui scrivevo anni fa “[…] non si può entrare, con gli occhi, dentro quei paesaggi, perché, pur conservando il soffio fresco del reale, quei paesaggi vivono e brillano nella mente. […]” (AA.VV., Museo d’arte delle Generazioni italiane del ‘900 “G. Bargellini”. Catalogo delle collezioni permanenti. Le acquisizioni 2002-2003, vol. VI, Edizioni Bora, Bologna, 2003, p. 47).
3 indicativa perché sulla stessa tela coesistono linee sintetiche e parti descrittive degli elementi del paesaggio.
4 peraltro di efficace comunicazione, come i tanto criticati rotocalchi come “Grand Hotel” e “Bolero”, dimostratisi utili ai fini dello sviluppo sociale (cfr. A. Bravo, Il fotoromanzo, il Mulino, Bologna, 2003).
5 G. Agnese in C. F. Carli, G. Agnese, Galleria Serio, Napoli, ottobre 2002, p. 5.
 



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