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Rottami suburbani - cm. 80x100 - 1985 |
Goffredo Godi viene da una lontananza che, per i luoghi
e per i tempi, si specchia abbastanza nelle pagine del romanzo che dette
la fama a Michele Prisco: "La provincia addormentata", del 1949. Gli stessi
scenari vesuviani, gli stessi anni Trenta. Ma mentre i personaggi del compianto
amico Prisco si muovono nelle atmosfere della piccola borghesia, i ricordi
di Godi affondano negli affetti, nei quotidiani affanni, nelle allegrie
di gente diversa; operai, piccoli artigiani, venditori ambulanti, braccianti.
Nelle pagine di Prisco si sbircia il "salotto buono" sempre avvolto dalla
penombra, con le poltroncine protette dalle fodere. E quando invece Godi
racconta della sua adolescenza, o della prima giovinezza, ecco che giungono
da quelle distanze così remote le immagini di case povere ma tristi. E di
vicoli, e di figure orgogliose capaci d'impennarsi per contraddire rischiosamente
il conformismo; e di tram sferraglianti, nel vento del Miglio d'Oro, verso
Napoli.
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Marina del Cantone - cm. 30x40 - 1994 |
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Figli della povertà che teneva alla dignità, i ragazzi, allora erano
presto avviati al lavoro. O per dir meglio, alla "fatica". I più fortunati
rubavano il mestiere agli artigiani, giorno per giorno, ora per ora. Godi,
in calzoni corti, lo rubò a un artista che era stato a Parigi ma presto
si era sentito perduto tra le iperboli della ville lumière e se n'era tornato
a Napoli: Luigi Crisconio. Il furto, diciamo così, avvenne nell'area portuale
del Granatello, dove Crisconio andava a dipingere e dove il ragazzo Goffredo
Godi lo scorse e ne seguì le mosse per alcune mattine. Più che ai paesaggi
che Crisconio andava dipingendo, Goffredo fu attento al maneggio dei pennelli,
ai modi degl'impasti, soprattutto alla cassetta del pittore, vero scrigno
delle meraviglie, dal quale e nel quale Crisconio estraeva e riponeva tela,
tavolozza, colori, pennelli, solventi e quant'altro gli occorreva. Ad occhio
ne prese le misure, mandò a mente la disposizione dei comparti, osservò
bene il tutto e dopo pochi giorni, aiutato da un falegname, ne fece per
sè una uguale. E così, con i calzoni corti, Godi precipitò nell'avventura
che tuttora lo mantiene fresco di sentimenti e di energie. |
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Pincio - cm. 30x40 - 2001 |
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Cocteau disse che, alla fin fine, un poeta e un pittore si trovano
ogni volta dinanzi alla medesima, drammatica difficoltà: rispettivamente,
quella di scegliere le parole giuste tra le innumerevoli che gli si affollano
nella mente, e quella di eleggere, nell'infinità dei colori, i più adatti
a fondersi con l'ineffabile intenzione d'arte del momento. Ma distinguendo
io credo, con lo scrittore americano Thomas Wolfe (e con tanti altri, ovviamente)
che "il genio del pittore abbia un carattere fisico, manuale, tecnico, che
non attiene al genio del poeta". Sicché di Godi, che tuttora è artigiano
dei suoi arnesi, dai pennelli ai cavalletti dell'amatissimo plein air, molto
mi colpì una frase, un frammento di ricordo dei giovanili incontri al Granatello:
"Però, più del quadro di Crisconio, mi attrasse la cassetta". |
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Lungotevere Milvio - cm. 40x60 - 2002 |
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Godi è uno di quegli artisti rimasti sulle rive del torrente che porta
con sé la clamante folla dei pittori, degli scultori, dei critici, dei galleristi,
degli affaristi che hanno nella mira la notorietà. E' un appartato, felice
Candide votato alla pittura. Le sue gioiose battaglie - nello studio o più
spesso negli scenari naturali - non gli lasciano tempo da dedicare all'ingegneria
del successo, alla quale è del resto mentalmente e persino fisicamente inadatto.
Ma a Godi restano soltanto i quadri recenti. |
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Foce del Rio Torto - cm. 40x60 - 2002 |
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Dunque son quasi sessant'anni che la pittura di questo schivo petit maître
(come lo definì Carlo Barbieri) è amata e ricercata da una piccola galassia
di collezionisti, verso la quale egli ha mantenuto affettuosa gratitudine,
perché è un uomo di sentimenti gentili, ma al tempo stesso soltanto scampoli
di memoria, preso com'è dal suo fare arte, che tra progetto ed esecuzione
lo cattura del tutto senza scampo. Godi infatti non ha mai avuto il tempo
e la voglia di curare un suo archivio e quel che conserva (cataloghi, fotografie,
ritagli, nominativi, indirizzi) gli è stato messo da parte dal caso o dalle
premure dei suoi familiari. Per esempio, seppe per fortuita combinazione
che Sonia Delaunay nel '76 aveva elogiato i suoi paesaggi esposti nella
galleria di Fiamma Vigo a Venezia. E mai avrebbe saputo che due maestri
della critica d'arte del Novecento, Francesco Arcangeli e Roberto Longhi,
discussero d'un suo paesaggio da presentare alla Biennale di Venezia se
non glielo avessi rivelato io, che di quell'interesse trovai traccia per
caso in un libro (Carteggio Longhi-Pallucchini, Edizioni Charta, Milano,
1999, p. 326). |
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Case di Procida - 40x60 - 2003 |
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Sono quarant'anni che vivo di scrittura, ma la critica d'arte non fa
parte del mio lavoro, che già si disperde in troppi rivoli. Ma forse ho
qualche titolo (la mia biografia di Boccioni, gli altri miei studi sul Futurismo,
la responsabilità di guida d'una grande istituzione espositiva) per compiere
una ricognizione della figura del mio amico Goffredo Godi e per esprimere
infine un giudizio: è veramente un petit maître e non c'è dubbio che qualcuno
dei suoi quadri migliori ben meriti un posto in qualunque collezione museale
dedicata alla pittura di paesaggio del secondo Novecento. Conosco anch'io
abbastanza i paesaggi di Morandi (penso adesso alla serie che è nella Galleria
Civica di Torino) e perciò sono persuaso che alcune delle più riuscite vedute
godiane rivaleggiano con essi non soltanto per la delicatezza dei verdi
e ciò benché nei dipinti di Godi si evidenzino i segni - liberi, criptici,
talvolta gestuali - della sua appartenenza a un tempo successivo a quello
del maestro bolognese: segni che allontanano l'artista dal comune naturalismo
pittorico e, oltrechè indicare la tensione alla sintesi, costituiscono secondo
me una risposta impulsiva alla difficoltà di strappare alla natura i suoi
segreti più riposti. |
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Scogliera di Procida - cm. 40x60 -
2003 |
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Confermo qui questa opinione citando come esempio il "Paesaggio
calabrese" del 1980 e il "Paesaggio di Fuscaldo" del '69, non lontani dalla
mia scrivania. E risparmiando al lettore la ripetizione di quanto altri
diranno - la derivazione di Godi dal suo maestro Emilio Notte, la sua vicinanza
a pittori come Garzia Fioresi e allo stesso Morlotti, anch'egli assai apprezzato
da Arcangeli - mi piace concludere affermando che è veramente sbagliato
associare Godi alla pletora degli epigoni dell'Ottocento napoletano, purtroppo
ancora attivi nella loro pigrizia di replicanti.
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Se proprio si vuol allacciare Goffredo Godi a qualche maestro
dell'Ottocento (e sappiamo quanto questi giochi siano azzardati) allora
ho qui un appunto preso durante la visita a una mostra, un appunto che regge
il gioco; allacciamolo a certa pittura del francese Emile Bernard.
Gino Agnese
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Brughiera Calabra - cm. 50x70 - 1978 |
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Scogliera (Nerano) - cm. 50x70 - 1994 |
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Monte S.Costanzo - cm 30x40 - 1994 |
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Villa Borghese - cm. 30x40 - 1994 |
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Argine di Ponte Milvio - cm. 40x60 - 2002 |
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Laghetto di Villa Borghese - cm. 40x60 - 2002 |
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Punta Pizzaco (Procida) - cm. 40x60 - 2002 |
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Agave sulla spiaggia di Torvaianica - cm. 40x60 - 2003 |
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Fontana Rotonda di Villa Borghese - cm. 40x60 - 2003 |
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Natura Morta - cm. 50x70 - 2003 |
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