Godi e i geroglifici della natura |
Passo della Crocetta - 1980 olio 70x50 |
Uomo dolce e remissivo, uomo di passaggio, quasi un estraneo, nell'orizzonte di palazzoni a dodici piani di ferro e cemento armato, in un nuovo quartiere sulla Tiburtina, Godi ha il passo leggero, le ali di un angelo che è sceso tra noi per servire, guardare, apprendere, non chiedere nulla, ma soltanto offrire solare anelito di libertà e poesia. Non sono parole retoriche, queste mie, per l'amico pittore (e in quanto pittore, che esprime una sua dimensione della realtà, soprattutto egli è amico di chi guarda i suoi quadri). |
È una pittura un po' desueta nel panorama artistico di oggi, proprio per la sua serena smemoratezza d'ogni cosa e conoscendolo ho pensato a lui come un personaggio di quel grande scrittore svizzero ai primi del '900 che fu Robert Walser, poeta indifeso, camminatore accanito, amante della natura (dove scorgeva la presenza divina ) perché per lui un paesaggio "richiama al cuore tutti i paesaggi"; mentre i suoi discorsi più seri li faceva con gli alberi, diceva:"il volto della terra è sempre lo stesso, essa si mette e si toglie le maschere". Anche Walser figlio dell'inquietudine e malinconia, amava la quiete, la profonda calma dell'anima, l'immutabilità della natura, la stabilità delle cose. |
Melograno - 1982 olio 90x70 |
Campagna brulla - 1983 olio 80x60 |
Goffredo Godi sembra fuggire la realtà più complessa, lo vedo in fuga per la dissociazione dagli uomini, ora che in lui c'è rinuncia e annullamento nelle cose, si fa servitore e vagabondo per vivere più appartato. Venendo ai suoi quadri, Godi si può definire un pittore tradizionale? Certo, i suoi paesaggi rientrano in una cultura se non proprio napoletana, sicuramente aggiornata su Maestri (tanto per fare due nomi) Cezanne e Morlotti. La biografia di Godi ci dice che ha studiato a Napoli con Emilio Notte, ha frequentato gli studi di pittori come Crisconio e Ciardo, ma occorre sottolineare anche la sua collaterale, riservata esperienza astratta per oltre dieci anni. |
Il pincio - 1984 olio 100x80 |
Adesso che torna ad esporre a Roma, Godi ci presenta il suo linguaggio segreto, i suoi geroglifici della natura, la sua geografia spirituale: sotto il verde abbacinato dal sole meridionale ha nascosta la sua tacita ribellione ad un certo mondo rumoroso e caotico di oggi. Se notate con attenzione ravvicinata la trama della sua pennellata, non è certo tradizionale, scoprirete che segue il ritmo di un codice tutto personale, linee zigzaganti, a freccia, a diagramma statistico, a modulo ripetitivo, oppure tanti cerchietti, ghirigori, con un alfabeto preciso: mass media, televisione, fotografia, ci bombardano ogni giorno di messaggi, occhi che s'aprono e si chiudono folgoranti e ossessivi sulla nostra vita. |
La pittura di Godi così rassicurante, idillica in apparenza, nasconde inquietudini, tremori, ossessioni, come se tutta quella bellezza folgorata dalla luce estiva, fosse precaria, sull'orlo di scomparire, e celasse nelle sue spire il seme stesso della distruzione. |
Lo sfascio - 1985 olio 100x80 |
Casolari - 1986 olio 70x50 |
E Godi continua a cercare nella pittura una sorta di terapia personale, un luogo quieto dove nascondersi, mimetizzarsi, parlando con le foglie e gli alberi. Franco Simongini |
Paesaggio vesuviano - 1986 olio 70x50 |
Rocca di Tropea - 1986 olio 70x50 |
Tropea: monti e mare - 1986 olio 70x50 |
Strada di Nerano - 1992 olio 70x50 |
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