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Godi ha insegnato per molti anni; eppure anche adesso, che ha passato i
settant'anni, si considera uno studente delle Belle Arti, corso di pittura.
Aspetta che sorga il sole, che spunti il giorno, per sperimentare i pensieri con
i quali, dissentendo e consentendo, si è addormentato la sera. «E se correggo la
prospettiva? Ma no, il quadro potrei lasciarlo cosi, perché è più che finito.
Oppure, soltanto, potrei accentuare quel tono e ridurre quello scorcio. Sempre
che il tempo non cambi, sempre che l'ombra non si estenda, sempre che una nuvola
non mi tradisca» . Persino alcuni dei paesaggi più belli di Goffredo Godi - come
quelli dipinti a Ischia, a Procida o sulla costa tirrenica a sud di Napoli -
nacquero da incertezze e da conflitti. Ogni giorno è per Godi il primo giorno di
scuola. Ed io, che non ho titoli per dare patenti, voglio però dire di aver
conosciuto alcuni uomini di grande valore, nel proprio rispettivo campo, i quali
pur vecchi si comportavano come studenti o erano assaliti da differenti opzioni,
da opposte suggestioni intanto che ponevano mano all'opera. Per esempio,
Giuseppe Prezzolini a cento anni sembrava ancora uno studente, preso com'era da
dubbi e da curiosità, dalla premura di trovar riscontri e dal disappunto per un
ricordo che gli sfuggiva; e la sua ultima casa in Lugano, via Motta 36, pareva
l'alloggio d'un universitario. Ancóra: rammento ciò che scrisse Giovanni
Artieri, giornalista insigne e tuttora, a 87 anni, prosatore felicissimo,
riguardo allo sgomento che ogni volta lo aggredisce, benché per qualche soffio
di tempo, quando è all'incipit e si trova dinanzi al foglio bianco.
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