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Un bel paesaggio, pertanto, può «far soffrire» , per il troppo freddo e il
vento insistente o per il sole inesorabile delle coste mediterranee scelte ad
oggetto d'indagine dal «vero» , ma si può anche amare fino ad immedesimarvisi.
Così per mesi, da un punto di vista scelto ai piedi del penitenziario di Procida, il cavalletto di
Goffredo Godi ancorato alla terra da sacchi di sabbia contro le insidie del
vento ha amorevolmente insistito, col pennello sempre intriso di colore, a voler
abbracciare in un unico grande sguardo il porticciolo della Corricella con le
sue propaggini fino a punta Pizzaco con i suoi richiami coloristici fino
all'imponente profilo retrostante dell'isola d'Ischia. «In posa» dunque il
paesaggio così come le figure sono entrati nella «natura» non imitata ma
ricostruita di questo pittore di formazione napoletana che fu allievo di Notte
all'Accademia di Belle Arti di, Napoli alla fine degli Anni 40. È dunque una
realtà luminosa, mai stanca, candidamente pulsante e senza deformazioni che
tinge d'una sorta di quotidiano intimismo le piene luci dei suoi esterni, come
dei più rari interni, fatti di presenze e di riverberi di colori prepotenti e
nello stesso tempo disarmanti nella loro inequivocabile autenticità.
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