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La ricerca di Goffredo Godi si muove con raro equilibrio tra l'adesione poeticamente vissuta alla realtà, intesa come delicati paesaggi e lo stacco da quelle che sono le forme naturali per musicale impulso che scandisce secondo un interno ritmo i colori ormai autonoma e spirituale materia. Conserva nei suoi quadri l'espressività attraverso la quale le cose, un albero, i campi aperti su orizzonti luminosi, raggiungono una loro sostanziale presenza, e il riflesso nella memoria e nella accesa sensibilità, per il quale divengono intensa esperienza, rinvio ad un'altra dimensione segno di una nostra ricerca di verità, nell'equilibrio con la natura fino a trasformarsi in composizione che ricostruisce le sensazioni vissute in nostra, intensa struggente visione. È questa tendenza verso un superiore punto di contatto, e una più profonda nozione delle cose che ha consentito di placare l'implicita e insistente gestualità della stagione informale in un non astratto superamento formale, ma nella continuità tra i territori dell'anima, i percorsi inconsci le zone remote della psiche e della mente e gli spazi del mondo in questo sforzo di connessione attraverso il quale matura un più alto e distaccato punto di vista, un'idea che si configura in musicale realtà. Istinto legato alla sua solare natura di uomo del Sud e contemplazione trovano nella ricerca di Godi una loro armonia prova di un nostro poter essere felici in accordo con la natura; immaginazione e percezione si saldano in questa luce che filtra dagli spessori di un impasto pittorico di rara intensità e di estremo equilibrio.
Elio Mercuri
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