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Uomo timido e schivo, profondamente buono. Un pittore autentico, che non appartiene alla categoria di «intrallazzatori» ed esibizionisti: un artista che se ne sta in disparte, e trascorre il suo tempo libero nella solitudine dello studio, tutto dedito al lavoro.

Eppure, nella sua pittura si rivela spregiudicato e coraggioso oltre ogni dire, sia quando affronta il paesaggio (e ne ha di belli, realizzati con pennellate larghe e riassuntive, senza intrugli più o meno elaborati d'impasti, ma con purezza di colori, dai verdi ai viola, dai blu ai grigi), sia quando trasfigura i suoi «modelli» (particolarmente le donne) inserendoli con vivo sentimento della forma in serrate composizioni, ove magari si avvertono gli echi di un cubismo addomesticato. Certi suoi paesaggi farebbero pensare ad una natura vergine splendente di verdi acerbi o carica di viola autunnali o di sfolgoranti blu. Non dimentico una sua composizione concisa e compatta nel suo verticalismo che s'intitola «Raccoglitrici di uva.

I pittori come Goffredo Godi, modesti e silenziosi, di sicuro talento, che vivono appartati e che non svolgono un'azione pratica per la propria notorietà, fanno parte di una ristrettissima categoria di artisti, su cuidovrebbe maggiormente puntare l'attenzione della critica e degli amatori d'arte.

Ma, pultroppo, in questa giungla dell'arte contemporanea, i pittori seri, che non fanno parlare di sè con atteggiamenti più o meno istrionici, sono destinati a pagare lo scotto dell'incomprensione.

Goffredo Godi è uno di questi.

Pietro Girace


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