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L'incontro con un artista che lavora seriamente per qualcosa in cui crede da sempre, rappresenta un lavacro dai quotidiani pensieri, una elevazione verso una sfera pura di spiritualità. Il pittore Godi di cui altre volte ho potuto ammirare opere ispirate, oggi ha raggiunto una piena maturità; le sue raffigurazioni hanno la freschezza della istantanea ed un'architettura intima e poetica insieme. Carico com'è di impressioni naturalistiche per i suoi assidui appassionati incontri con la Natura, adesso potrebbe narrare, pittoricamente, s'intende, le visioni dei suoi paesaggi e svelarci la magia di questi ricordi. Chissà che in un futuro prossimo non assisteremo a questa naturale e necessaria evoluzione.

La pittura di Godi, di ispirazione « nottiana » originariamente, consiste essenzialmente strutturata in un cromatismo impressionistico e, talora, astrattistico, del paesaggio o della figura, che da oggetti diventano per l'autore soggetti veduti attraverso il prisma di una emotività sincera ed appassionata. I monti e le colline più brulle e nude, le rocce vesuviane, squallide e millenarie, che serbano il dramma della storia geologica campana, la gente umile e laboriosa concentrano gli interessi di quest'Artista che ama le cose e le genti semplici a qualunque grado appartengano; e il suo atteggiamento direi timido racchiude tuttavia una forza piena di coraggio, uno spirito anticonformistico ed audace in un mondo arrivistico come il nostro, dove la politica più che il genio seriamente coltivato ed espresso da il lauro a pittori e ad Artisti in genere, per cui la arte è pur'essa travolta spesso dalla moda, dalla mistificazione e dall'imbonitura. Lascio a voi enumerare i casi di pseudoartisti di primissima importanza senza le basi del disegno, delle ombre, e del colore. Essi, sotto la buona scusa del modernismo, nascondono il loro imbecillismo oppure la furbizia di uomini introdotti in punti-leva del commercio delle opere d'arte: si fanno convenientemente presentare da critici prezzolati e fanno fortuna.

Ultimamente Godi ha esposto alla Galleria « La Scogliera » di Vico Equense che per merito e zelo di padre Bonifacio Malandrino rappresenta la passerella di pittori notevoli, affermati di già nel campo nazionale, oppure di sicura promessa.

Sono una quarantina di opere prodotte tra il 1965-'69; generalmente paesaggi, qualche figura.

Con questa mostra è indubbio che Godi abbia sollecitato l'interesse di molti collezionisti d'arte, ciò vuol dire che finalmente viene scoperto e valutato come merita, non perché i collezionisti decretino il successo di un pittore, ma lo completano sul piano concreto. Voglio pertanto ricordare che egli ha sempre rifuggito la vanagloria, i salotti, la pubblicità, si è tenuto in disparte dalla mischia dei briganti, di coloro cioè che anelano al successo immediato. Invece ha coltivato con assiduità la sua passione, e solo per meriti personali ha ottenuti premi a carattere nazionali, come: Premio Michetti, nel 1958; S. M. Capua Vetere nel 1956; Premio A. Mancini nel 1958; Capo d'Orlando nel 1963; Torre Annunziata 1960; Quattro giornate di Napoli nel 1963; Premio Maschera di Pulcinella nel 1963; Premio Villa S. Giovanni nel 1960; Vasto nel 1966. È stato inoltre invitato ed ha partecipato in tutta la Penisola a Mostre e Gallerie di prim'ordine come: Mezzogiorno d'Italia, Maggio di Bari, Mostra d'Oltremare di Napoli, Quadriennale di Roma, Catania, Palermo, Marsala, Vaglio di Firenze ed altre.

Quindi il nostro pittore ha scavato il suo bravo solco lentamente e profondamente, ed ha avanti a sé aperto un più luminoso avvenire.

Difatti Godi vuole rompere quella specie di cortina che lo separa dal pubblico, crede ormai che la gente abbia diritto di conoscere i frutti del suo silenzioso mondo, vuole un contatto più diretto nel commercio delle idee e delle opinioni e questo è senz'altro segno evidente di una sua nuova svolta di rinnovamento spirituale, una spinta più coraggiosa verso il traguardo della piena coscienza del suo mondo pittorico e della sua forma espressiva.

Pasquale Fiengo

 

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