Godi dipinge la natura, ne scopre ed evidenzia i ritmi nascosti che non solo
formano l'uomo ma addirittura lo trasformano. Immagini che non si riducono
nell'apparenza, sono una realtà sentita e vissuta dalla sua sensibilità,
passioni ricevute guardando ciò che la mano dipinge, testimonianze autentiche
della nostra condizione umana. In questo modo di dipingere dal vero,
immaginazione e percezione si saldano in un'armonica sintesi,
che dà vita ad un vero completamente inedito.
"Amo dipingere la figura, ma di più il paesaggio. Fin da ragazzo realizzai
paesaggi nel piccolo porto del Granatello, a Portici.
Non era un luogo pittoresco ma pittorico sì".
Così ci dice Goffredo Godi nei suoi appunti di una vita. Una vita intensa di
lavoro generoso, metodico e appassionato, instancabile, intrisa di luce e di
colore, di pacato tormento e di gioia nello scoprire ed evidenziare i ritmi
nascosti nella natura che contribuiscono non solo a formare l'uomo ma
addirittura a trasformarlo. La ricchezza dei temi, la forza vibrante del segno
deciso, la tavolozza, dotata di un'infinita tonalità di terre e di verdi,
plasma e rigenera sulla tela la materia della natura viva eppur velata
dall'atmosfera pulviscolare tipica delle giornate con molto sole.
Migliaia di toni lungo pendici ampie, sulle quali lo sguardo indugia
ripercorrendo incessantemente un panorama che ha per volta un cielo
impareggiabile e dal Vesuvio corre al mare e al respiro di un golfo solenne.
Quadri quasi sempre opachi nella materia; si avvertono nello spessore delle
increspature dei tratti; terribilmente si anela toccarli, esplorandone piano
tutta la superficie; ma non si può entrare, con gli occhi, dentro quei paesaggi,
perché, pur conservando il soffio fresco del reale, quei paesaggi vivono e
brillano nella mente. Immagini che non si riducono semplicemente nell'apparenza,
perché il suo interesse e fine è di trasmettere e restituire la realtà non solo
com'è percepita, ma anche com'è sentita e vissuta dalla sua sensibilità,
di rivelare integralmente le passioni che ha ricevuto guardando ciò che la sua
mano dipinge. Sono opere che ci trasmettono l'animo di un uomo che ci lascia
una testimonianza autentica della nostra singolare condizione umana. In questo
suo modo di dipingere dal vero, immaginazione e percezione si saldano in
un'armonica sintesi, che dà vita ad un vero completamente inedito.
- Goffredo Godi é nato a Omignano, in provincia di Salerno, il 25 agosto 1920
e dal 1971 vive a Roma. Per gran parte della sua vita é vissuto nell'orizzonte
vesuviano: a Portici, a Ercolano e a Napoli, dove si diplomò all'Accademia
delle Belle Arti, allievo di Emilio Notte. Dal 1952 al 1979 ha insegnato
discipline pittoriche nei Licei Artistici di Napoli e di Roma. Dal 1969 fa
parte dell'Accademia Fiorentina delle Arti del Disegno. Ha allestito una
ventina di mostre personali in numerose città e ha esposto in importanti
rassegne nazionali, tra le quali la Quadriennale di Roma. Fra gli altri
autori che in giornali, riviste, cataloghi, libri hanno finora scritto
di Godi: Gino Agnese, Carlo Barbieri, Ferruccio Battolini, Michele Bonuomo,
Remo Brindisi, Angelo Calabrese, Lorenzo Canova, Vincenzo Ciardo, Renato
Civello, Antonio Colasanto, Costanzo Di Marzo, Nino D'Antonio, Mario
D'Onofrio, Piero Girace, Gino Grassi, Franco Grassi, Virgilio Guzzi,
Arcangelo Izzo, Lidia Lombardi, Mario Maiorino, Bonifacio Malandrino,
Immacolata Marino, Italo Marucci, Dario Micacchi, Armando Miele, Riccardo
Notte, Giorgio Palumbi, Salvatore Pugliatti, Paolo Ricci, Giuseppe Russo,
Gaia Salvatori, Alfredo Schettini, Franco Simongini, Giuseppe Sciortino
e Laura Turco Liveri. -